Giornalisti che si dichiarano sempre liberi.
Si, sempre liberi di aggredire solo la parte politica a loro invisa.
Quindi non sono liberi, ma obbligati e sottomessi alle convenienze che difendono.

La pattuglia è particolarmente folta, compattamente schierata come una falange romana, ma sono schierati a sinistra a dispetto del nome di falange, nome divenuto fascistissimo.
Loro vorrebbero essere rossi, ma dovrebbero esserlo soprattutto di vergogna.
Dovrebbero anche vergognarsi di auto proclamarsi democratici e progressisti… la tradizione a cui indebitamente si richiamano era tutt’altra cosa.
Poi sono ancor più dannosi di chi vorrebbero interpretare per aiutare nella descrizione che gli altri sono pericolosi, antidemocratici, persino fascisti.
Descrizione assurda perché reiterata contro tutti e addirittura al contrario li fa apparire più simili alle idee di quelli i cui metodi inaccettabii la storia ci ha consegnato e che loro condannano.
L’esempio di uno degli ultimi articoli, addirittura una pagina, dedicata alla Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, è insopportabile.
Addirittura il filo che lega tutta la pagina è un insulto alla donna in quanto donna, una sottovalutazione del ruolo e del genere.
Insomma un insulto ad una persona.
Proprio in questi giorni è assurto a dovere democratico proporre una norma di legge che punisca chi scrive affermazioni ingiuriose sulla “rete”, insomma su internet.
Assolutamente giusto soprattutto quando si offendono persone integerrime, fuori dalla politica di parte e che dovrebbero solo essere ammirate.
Ma bando all’ipocrisia.
Prima deve valere per tutti e a tutela di chiunque è offeso.
E poi attenzione perché se le persone con limitata cultura tendono a offendere con disprezzo rozzo, c’è anche chi, colto, disprezza con più perfida finezza.