di Eugenio Baresi

Non si riesce ad essere particolarmente contenti.

Avremmo preferito, come peraltro tutti, che non fosse avvenuto quello che è avvenuto e che ha portato al fatto che Bergamo e Brescia insieme abbiano il titolo di città della cultura fra un paio di anni.

Semplice considerazione.

Ovviamente l’accusa di rimando sarà che si è perennemente criticamente censori.

Ma purtroppo avere un tono diverso in un effetto monotono e mono tono quale quello a cui assistiamo a Brescia in fatto di “cultura” può non piacere.

Così, però, non è vana preoccupazione la mancanza di toni nelle cose che si sono viste negli eventi realizzati e che non si sono viste nei programmi che si attendono.

Questo è il punto.

Cosa accadrà per efficacemente cogliere una occasione che resta una positiva occasione?

Qualche anno fa avevano addirittura proposto gli Stati generali della “cultura”.

Ovviamente non è accaduto nulla.

Gli “Stati”sono rimasti promessi e nemmeno il nostro auspicio che avrebbero potuto essere se non generali almeno generosi è stato ben rappresentato dal nulla.

Si perché avevamo pensato, giocando sull’origine francese del nome e dell’esperienza degli “Stati”, che con un semplice cambio di vocale gli “Stati” da generali divenissero generosi.

E questo perché le nomine avevano tenuto in gran conto le relazioni altolocate cittadine piuttosto che una relazione di proposte e programmi.

Ma non è appunto accaduto nulla.

Certo si sono sbandierati successi numerici peraltro anch’essi limitati se li depurassimo dalle scolaresche e dalle bolle degli ingressi gratuiti.

Ma non è nemmeno una questione di numeri semplici perché la cultura non è rappresentata solo dai numeri semplici, ma semmai dalle combinazioni più complesse.

Proposte ne sono state avanzate numerose, pubblicamente e non, quindi immaginare che si critichi per il gusto del biasimo appare un non senso.

Purtroppo la preoccupazione è che con l’esperienza conosciuta si riduca e si limiti ad un poco esaltante e produttivo evento l’ennesima occasione, regalataci.

Rammentarsi poi che il nostro compagno di avventura, Bergamo, ha un sindaco aggressivo, ben attrezzato nelle conoscenze e nelle ambizioni non è poi così ulteriormente secondario.

Allora una preoccupazione aggiuntiva dovrebbe portare ad una azione ancor più concentrata ed attenta.

Se il restauro della Vittoria alata pare essere la scoperta di un tesoro degno di una saga cinematografica… pare poco.

Il restauro di un’opera è un fatto consueto nella attività di chi con l’arte ha qualche dimestichezza… e non per motivo di grande lungimiranza, semplicemente per il motivo che il tempo consuma e per mantenerne valore la conservazione si impone.

Invece il tempo per immaginare non un fuoco fatuo, ma un poderoso cimento potrebbe ancora esserci.

Sarebbe bello che un programma si discutesse e che le proposte si analizzassero.

Ma la monotonia del mono tono cittadino lascia ben poche speranze.