di Eugenio Baresi
Non capita solo a noi di non poter far fronte agli impegni se non incassiamo soldi a sufficienza.
Ed è un dramma.
Lo Stato rischia di essere nella stessa situazione, anche se è meglio dire più concretamente che i dati che si fanno silenziosamente strada non promettono nulla di buono.
Le entrate fiscali nei primi 5 mesi sono crollate del 10% e tenendo conto della qualità di esse una domanda che ci eravamo già fatti all’inizio della pandemia ritorna prepotente.
Se frena il motore dell’Italia, il nord produttivo, chi paga i debiti?
Allora risulta importante che i provvedimenti del governo non siano dispensatori di generalizzati doni e regali.
Purtroppo questa evidenza pare non sia all’attenzione.
Risulta più utile dispensare soldi che non ci sono e che si mettono in aggiunta al debito.
Utile immaginando che i beneficiari ricompensino i beneficianti con il loro voto.
Insomma utile solo per chi pensa di voler restare comunque al governo.
Ma questa parole ripetuta tre volte in tre righe meriterebbe un ben altro impiego.
Utile dovrebbe essere il lavoro per varare provvedimenti che facciano rimbalzare nell’immediato la produzione, evitino ulteriori chiusure e fallimenti, favoriscano la capacità di reazione e di innovazione che ha sempre contraddistinto l’impresa migliore.
Quell’impresa che fornisce le risorse per rimpinguare le entrate finanziarie, che crea occupazione e che garantisce futuro.
Purtroppo tutti i provvedimenti ad oggi sono stati solo ed esclusivamente distribuiti in maniera generalizzata senza incidere nella realtà della produzione e nemmeno del mercato.
Molti per altro sono addirittura declinati ad un ipotetico futuro nella loro attuazione.
Di certo quello che si è realizzato è un aumento esasperato del debito, già di per sé elevato.
Cosa sarebbe stato meglio fare nella concretezza si è già scritto, ripetuto ed evidenziato… pur nella piccola piccola modestia delle cose proposte e dette pare che di certo sia che tutto è restato inutile.
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