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Come può sopravvivere l’Italia?

di Eugenio Baresi

Il grafico sopra è l’emblema del dramma.

La Lombardia di residuo fiscale lascia allo Stato italiano 54 miliardi di euro.

Cioè lo Stato, detratte le spese che deve fare per i lombardi, ricava netti 54 miliardi di euro dalle tasse che i lombardi versano.

È evidente che senza quei soldi lo Stato italiano non esisterebbe.

Ma è possibile che non ci sia un politico, un parlamentare, un uomo di governo che agisca?

Se la Lombardia non riparte muore l’intero Paese.

Non è da irresponsabili voler ripartire, è da irresponsabili non mettere in campo tutte le risorse per poter ripartire responsabilmente.

Drammaticamente fanno comitati, consultano gli esperti… addirittura litigano per quattro nomine.

Il problema è che non bisogna consultare, bisogna decidere.

Dagli esperti abbiamo già saputo tutto e il contrario di tutto, spesso anche parole ed esempi senza senso, quindi è arrivato il tempo di decidere secondo quello che è il ragionevole e doveroso compito di chi governa.

Il tempo in vero è già sfuggito in larga parte.

Fin dall’inizio avevamo suggerito di utilizzare quella grande capacità di trasmissione delle conoscenze e delle decisioni che è la filiera che amministra il Paese: comuni, provincie, regioni e governo centrale a cui aggiungere le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori.

Una ramificazione che consente di avere nell’immediatezza informazioni, controlli e azioni.

Gestirla costa fatica, ma è la fatica positiva della politica.

Mettere insieme le responsabilità di chi amministra e governa con posizioni politiche diverse, ma che in questo momento ha un nemico comune e non diverso.

Purtroppo si è preferito arroccarsi nella propria parte, pensando che le contaminazioni della collaborazione potessero portare alcuni dei propri sostenitori a quella che in guerra si definisce “intelligenza con il nemico”.

E quindi, magari e forse, a perdere il proprio posto…domani.

Un atteggiamento che necessiterebbe di aggettivi molto negativamente forti per essere definito.

Una autorevole guida avrebbe tenuto tutti dalla stessa parte per combattere un nemico comune… non è il posto di qualcuno che conta, ma di mezzo c’è la vita che perde il Paese.

Dispiace vedere sindaci che attaccano la regione, regioni che attaccano il governo, governo che attacca una regione si e l’altra no, osservandone il colore politico, anche se lamentano le medesime esigenze mancate.

Il colmo è vedere regioni che minacciano di chiudere i propri confini ad altre.

Ma il mitico presidente campano ha visto mai il grafico sopra?

Capisce che se la Lombardia si ferma la sua regione cola a picco?

Quello che serve è rendersi conto che è indispensabile decidere subito i modi ed i tempi per far ripartire l’economia soprattutto di regioni che fanno sopravvivere l’intero Paese.

Servono decisioni politiche, capacità di governo, concretezza nel bilanciare tutte le esigenze.

La competenza politica l’abbiamo completamente persa affidandoci a chi non ha mai combinato nulla nella vita, ma oggi è necessario che il Presidente della Repubblica si prenda la responsabilità di richiamare all’ordine, di utilizzare gli strumenti che la Costituzione gli affida per rimettere sui binari la rotta del governo.

Non servono i soliti appelli alla comprensione ed alla concordia.

Servono decisioni per non far morire tutti.

3 Comments

  1. Condivido in pieno tutto. Non ho nessuna fiducia nella politica e nemmeno nella scienza. Per 50 gg ormai ci stanno propinando soluzioni politiche, tecniche, organizzative che di giorno in giorno cambiano, si contraddicono e generano nelle persone più povere e deboli paura, sconcerto, sgomento e depressione. Se abbiamo un Presidente della Repubblica è ora che batta un colpo! Non valgono a nulla gli appelli di solidarietà parolaia se non sono seguiti da atti concreti. Basta con gli appelli inutili, i brindisi sui balconi, le interviste ai virologi, i palazzi e gli ospedali illuminati con il tricolore. Basta! 26000 morti senza nemmeno il conforto dei propri cari e una misera preghiera di commiato stanno li a significare che, in rapporto alla popolazione lombarda ed ai suoi contagiati, siamo il Paese che sovrasta di gran lunga ogni altra nazione europea e non europea. Ed allora di cosa dobbiamo essere soddisfatti? Del fatto che la nostra povera gente è stata in casa? Delle aziende piccole, medie e grandi che sono ferme? Di una economia costruita con tanti, troppi sacrifici dei nostri papà, che ora se ne sono andati per sempre, distrutta dalla mancanza di decisioni serie sia a livello centrale che periferico? Per ultimo apprendiamo che il signor campano non ci farà più entrare nella regione solo perché siamo lombardi! È questa l’Italia solidale?

  2. “Non è da irresponsabili voler ripartire, è da irresponsabili non mettere in campo tutte le risorse per poter ripartire responsabilmente.”

    Con questo passaggio ha sintetizzato perfettamente anche il mio pensiero. Complimenti per quanto scritto e speriamo che qualcuno di dovere si svegli.

  3. Giorgio Martinelli

    19 Aprile 2020 at 19:57

    Anche per me.
    Il pensiero è partire con la testa.
    Ma partire.
    Ci sono tante piccole e medie aziende,attività commerciali che stanno soffrendo.
    Alcune non apriranno mai.
    Altre saranno default.
    Giorgio Martinelli

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