Da venticinque anni ci raccontano che la colpa è di quelli che c’erano prima.

Sarebbe bello, e anche opportuno, che finalmente quelli di adesso ci dimostrassero un loro merito.

Senza salire sul balcone per annunciare l’abolizione della povertà… ovviamente cosa dimostratasi una presa in giro.

Pare tutto uno scherzo, ma è drammatico invece constatare come in questi venticinque anni lo Stato abbia perso quasi tutte le sue proprietà e per contro abbia aumentato in maniera pazzesca il suo debito.

Ancor più angoscioso è che le tasse abbiano continuato ad aumentare e per contro le avventure nelle quali sono stati buttati i denari siano avventure senza futuro.

Ogni giorno un dramma.

Per oggi fermiamoci ad Alitalia… sempre più prossima ad abbandonare i cieli, ma invece no…

Infatti dopo la continua e incredibile capacità di fagocitare soldi dei cittadini senza adeguarsi alle regole del mercato abbiamo perso via via tutte le possibili collaborazioni.

Le regole del mercato non sono dettate da cattivissimi succhiatori di sangue, ma semplicemente dal fatto che se per fare una cosa nel resto del mondo si occupano due persone e tu la fai fare a cinque… costi di più e siccome i clienti ti pagano come pagano gli altri, gli altri guadagnano e tu perdi.

Semplicissimo ed immodificabile principio.
Irresponsabile disprezzo per i lavoratori?

No, semplicemente buttando via le risorse ad un certo punto finiscono.

Senza immaginare di investire dove si promuove occupazione ad un certo punto scoppia tutto.
E nessuno può augurarsi possa accadere.

Solo che chi scoppia sarà appunto tutto perché l’ennesimo finanziamento che ognuno dei cittadini italiani si trova a subire si aggiunge al debito enorme che si è ulteriormente ampliato per l’emergenza del virus.

Chiedere allora che si attui un piano industriale in linea con quelli di tutte le altre compagnie che sono state costrette a riformulare i loro piani per il blocco dei voli sarebbe il minimo che si potrebbe immaginare.

Speriamo che l’augurio non resti un volo di Pindaro con catastrofica ennesima caduta.