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La libertà dell’economia e il dovere delle regole.

di Eugenio Baresi

Che la libertà dell’economia debba ritornare ad essere il primo scopo di ogni iniziativa dovrebbe apparire ovvia in una situazione nella quale senza di essa nulla sarebbe possibile.

Ma è altrettanto evidente che l’intervento della mano pubblica per indirizzare risorse, offrire possibilità e stabilire priorità non può accantonarsi.

Non serve essere economista e soprattutto non è utile rifarsi alle ricette economiche che abbiamo conosciuto per accapigliarsi fra diverse opinioni.

Questa crisi non è una crisi che nasce dalla negativa distruzione dei beni e quindi con la possibilità positiva di ricostruirli, nasce dalla immobilità della produzione e dalla sospensione dei consumi.

Insomma si tratta di recuperare il ciclo virtuoso che muove gli ingranaggi in un susseguirsi di produzione di beni, di creazione di risorse, di utilizzo dei prodotti.

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L’Europa c’è, ma non si faccia propaganda inutile e dannosa.

di Eugenio Baresi

I politici dell’oggi assomigliano molto al merlo in gabbia, capaci di fare propaganda tremenda piuttosto che di realizzare opere costruttive.

Almeno il merlo ammetteva il suo imbroglio… seppur per giustificarsi.

L’Europa, nei suoi vari organismi, ha messo in campo diverse opzioni per sostenere le economie distrutte dal virus.

Ma è opportuno dire come stanno nella realtà le cose.

E così attendiamo la concretezza della più corposa che è il Recovery Fund.

Speriamo che sia come per il momento viene raccontato, ma anche così fosse, bisogna tener conto che dei 187 miliardi ipotizzati per noi, ben 100 sono in prestito e degli altri 87 non tutti sono effettivamente “regalati”.

Infatti, quando sarà e se sarà deliberato, bisognerà tener conto di quanto risulterà praticamente una partita di giro che ci ritorna avendoli noi versati all’Europa e quanto l’Europa stabilirà su come recuperarli comunque dai diversi Stati.

Speriamo non ci sia una tassa europea…

Comunque tutto bene ed utile, nel dramma che si vive, ma senza programmi e progetti si rischia addirittura di suicidarsi.

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È sempre colpa degli altri. Adesso vediamo di chi è la colpa per Alitalia

Da venticinque anni ci raccontano che la colpa è di quelli che c’erano prima.

Sarebbe bello, e anche opportuno, che finalmente quelli di adesso ci dimostrassero un loro merito.

Senza salire sul balcone per annunciare l’abolizione della povertà… ovviamente cosa dimostratasi una presa in giro.

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Servono i responsabili per il Paese.

di Eugenio Baresi

Nel Parlamento abbiamo conosciuto stuoli di “responsabili” per i propri interessi, ma oggi abbiamo bisogno di seri responsabili per il Paese.

Il Governo arranca per propria debolezza nella qualità di molti e perché ostaggio della volontà del suo presidente di arroccarsi per salvaguardare se stesso.

Serve altro, serve l’autorevolezza che oggi solo il Presidente della Repubblica possiede per realizzare non un Governo di unità nazionale, anacronistico e dannoso, quanto un Governo di programma.

Abbiamo le risorse per risollevarci.

Necessitiamo della fiducia dei cittadini in un Governo competente di politici con la responsabilità di scelte per il bene di tutti e non per l’interesse della propria parte.

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I soldi non sono tutto.

Cura Italia speriamo non sia un elenco di norme a cui, ad ognuna, sia appiccicata una spesa senza che sia fortemente ed immediatamente connessa la sua produttiva azione.

Insomma, spendere non è utile in sé.

Ancor più quando i soldi non sono nel proprio conto, ma sul conto del futuro: insomma in debito.

Anche le migliori intenzioni possono portare comunque al disastro, figuriamoci con intenzioni non fortemente indirizzate a scopi certi.

Allora serve che il confronto sulle norme sia il più possibile attento, allargato alle proposte di tutti, destinato ad una gestione prossima all’utilizzatore… e soprattutto legato ai fatti e non alle stesse norme.

Indispensabile il ruolo della politica affinché non accada quello che abbiamo denunciato 15 giorni fa di una norma fissata ad un momento ma approvata quando la situazione era completamente diversa.

Una questione di metodo. Spieghiamoci.

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Sarebbe bello avessimo torto.

Nel provvedimento Salva Italia tutti hanno riportato come vi sia stata la sospensione dei termini per i pagamenti di varie cartelle fiscali dall’8 marzo al 31 maggio.

Praticamente nessuno ha fatto notare che la proroga di questi due mesi ha comportato l’allungamento di due anni per gli accertamenti fiscali dell’anno 2015.

Insomma, normalmente, il fisco ha 5 anni di tempo per verifiche e controlli, e così e invece, per quei meccanismi perversi che solo le norme fiscali italiane possono produrre ecco che una proroga di due mesi porta a due anni di proroga nelle verifiche.

Il problema è che nei prossimi due anni non avranno più nulla da controllare perché non ci saranno più le imprese da controllare… perché fallite.

Ma non è il solo problema.

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L’Europa deve esserci.

I buoni principi per cui l’Unione europea nacque devono prepotentemente riemergere.

Non abbiamo più quei grandi politici che la immaginarono, la fondarono e la forgiarono per superare quelle distruzioni e quelle divisioni che la drammatica tragicità della II guerra mondiale avevano lasciato.

Con il tempo la forgiatura ha subito il logorio della fatica e l’abilità di quelli che avrebbero dovuto curarla essa pure è venuta meno.

Oggi si richiede che si rinnovi lo spirito unitario e collaborativo che la fece sorgere.

Serve che si utilizzino tutte le risorse.

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Nessuno deve stare indietro…

Affermazione del ministro Di Moio oggi ripetuta da un altro ministro per caso, tal Bonetti.

Se poi si aggiunge l’ennesima, non sappiamo come chiamarla, bonariamente chiamiamola dichiarazione, del vice segretario del Pd Orlando: “ in pochi giorni stanziati più soldi di una manovra”… la vera preoccupazione è che il tutto significhi che indietro ci vada tutto il Paese.

Infatti la manovra approvata ieri dal governo è totalmente a debito e quindi i soldi si sono semplicemente stanziati sul debito da pagarsi in aggiunta a quello già cospicuo.

La preoccupazione è che possa riaccadere quello che rese celebri i regimi comunisti per i quali siccome i poveri non dovevano essere lasciati soli… tutti divennero poveri.

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Misure importanti e soldi ben spesi.

Bisogna anche pensare a cosa fare non solo in termini sanitari e di salute pubblica.

Di quello la competenza deve restare ai competenti.

Di quello che serve e servirà per preservare e promuovere l’economia deve esserci immediatezza e concretezza da parte dei politici, da parte di quella parte del governo che deve programmare.

Una cosa appare con evidenza anche se magari è pure coincidenza.

L’area più inquinata nel nostro Paese è la stessa che ha subito la maggiore diffusione del virus.

Certo è anche quella più aperta al Mondo visto la sua importante produzione e vivace economia.

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La spesa può impazzire.

Tutti d’accordo che i conti pubblici possono sforare le regole… quelli che, governando malamente da anni, si divertono a spendere e buttare, oltre incredibilmente a quelli che dovrebbero cercare di impedirlo.

Il corona virus oltre ai problemi, per i cittadini, sta portando il piacere ai governanti di non rispettare più i parametri dell’equilibrio di bilancio.

Tutti concordi a chiedere all’Europa che non guardi i conti, ma per il bene dei cittadini, consenta di spendere quello che si vuole.

Il problema è che i cittadini ci rimetteranno anche questa volta e gli incapaci governanti potranno trastullarsi con le più inutili spese varie.

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