di Eugenio Baresi

Che la libertà dell’economia debba ritornare ad essere il primo scopo di ogni iniziativa dovrebbe apparire ovvia in una situazione nella quale senza di essa nulla sarebbe possibile.

Ma è altrettanto evidente che l’intervento della mano pubblica per indirizzare risorse, offrire possibilità e stabilire priorità non può accantonarsi.

Non serve essere economista e soprattutto non è utile rifarsi alle ricette economiche che abbiamo conosciuto per accapigliarsi fra diverse opinioni.

Questa crisi non è una crisi che nasce dalla negativa distruzione dei beni e quindi con la possibilità positiva di ricostruirli, nasce dalla immobilità della produzione e dalla sospensione dei consumi.

Insomma si tratta di recuperare il ciclo virtuoso che muove gli ingranaggi in un susseguirsi di produzione di beni, di creazione di risorse, di utilizzo dei prodotti.

Allora ci vuole un volano che ripristini la funzionalità del sistema.

Immaginare che il volano siano proprio gli investimenti in infrastrutture pubbliche non è quindi rifarsi a questa o quella teoria, quanto rivolgersi ad un semplice buon senso.

L’immediatezza ne è l’indispensabile condizione.

Quindi il governo deve prioritariamente stabilire una procedura che inserisca su un binario sicuro quanto ha intenzione di investire.

E questo vale per le grandi infrastrutture.

Poi deve delegare alle autonomie locali, con altrettanta rapidità e semplificazione degli atti, la realizzazione di tutti quegli interventi più piccoli ma altrettanto essenziali per rinvigorire il piccolo sistema delle economie locali.

Fuor dalle generiche affermazioni vale un semplicissimo esempio.

Le nostre scuole sono spesso non a norma in fatto di sicurezza e di risparmio termico.

Sono micro interventi che possono essere immediatamente affidati anche a piccole imprese che nelle varie realtà locali creerebbero tanti volani di ripartenza.

Poi c’è un macigno che deve essere rimosso soprattutto per tutte quelle imprese che il blocco del turismo ha messo in ginocchio.

Che non partiranno nell’immediatezza, perché tanti non potranno andare in ferie e perché tanti più opportunamente dovranno riprendere le produzioni.

Si tratta per quest’anno di abolire tasse e imposte, senza nulla regalare, ma semplicemente immaginando che per queste piccole imprese dimenticate, il volano è nella propria capacità di resistere sottodimensionate nell’attesa della normalità.

Quella normalità che le riporterà in forza, aspettando un poco, ma che dovrà vederle in vita.