di Eugenio Baresi
La speranza può essere un atteggiamentto positivo se unito soprattutto all’ottimismo.
Ma in questo caso non si vuole parlare di atteggiamenti e propensioni quanto di una persona.
Il ministro della sanità si chiama Speranza… e non è un gioco di significati quello che si vuole introdurre.
Il ministro non è certamnete uno statista con un curriculum degno di qualche nota.
Non avendo mai fatto altro che attività politica non si può immaginare qualche caratteristica peculiare, si può immaginare una particolare dose di abile concretezza nel promuoversi vista la rapidità e continuità con cui ha assunto i vari incarichi.
Ma può anche immaginarsi una capacità nel farsi apprezzare.
Ed in effetti in una intemperie tanto grave e difficile, come quella che tutti abbiamo vissuto e stiamo vivendo e che lui deve ancora fronteggiare, ha saputo non fare il protagonista, ma fare e cercare di fare quello che poteva fare con semplice serietà.
Non è rimasto alla luminosa esposizione dei faretti televisivi quanto piuttosto nel retrobottega dove si risolvono le cose ingarbugliate.
Non ha trovato utile distinguersi nella guerra delle responsabilità che sono sempre degli altri, soprattutto le colpe.
Non si è sottratto dalla dubbiosa incertezza che tutto quanto fatto sia stato quanto si poteva fare.
Insomma ha svolto un ruolo di concreta amministrazione.
Visti i tempi ed i personaggi della politica non è certamente poco.
Ed a proposito di personaggi è riuscito a mantenere il dialogo con le regioni mentre i suoi colleghi pensavano solo alla più inutile scaramuccia quotidiana nell’intestarsi i risultati un poco buoni e nel lascire il cerino di quelli cattivi.
Se poi è riuscito persino a sopravvivere alle continue intemerate del suo viceministro dovremmo e dovremo ringraziarlo.
È il terzo ministro di questo governo di cui parliamo bene… però sinceramente non ne troviamo altri… anzi.
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