di Eugenio Baresi

Oggi scriveremo ovvietà, immaginando che siano rivelazioni.

Praticamente il principio illustrato da quei due signori nel titolo su cui si è soffermato un importante giornale nazionale.

Dottamente ci viene spiegato che “vi sono persone che credono di essere più intelligenti e capaci di quanto non siano realmente”.

E con mirabile sintesi ci dicono essere questo effetto un tipo di inclinazione cognitiva.

Essendo da anni sempre più precipitati nelle difficoltà pare di trovarsi bene nell’inclinazione che subiamo nel nostro rotolare… ma parrebbe essere purtroppo non solo una nostra condizione.

D’altro canto quelli che avrebbero dovuto essere esperti in questa drammatica contingenza non pare si siano espressi con grande lucidità.

Quindi di cosa si parla?

Pare spesso che ci sia chi voglia istruirci della nostra inutile capacità senza verificare quanto sia utile affermare questo supponente pensiero.

Insomma immaginarsi dalla sponda giusta e immaginare altri dalla sponda sbagliata.

Siamo ben convinti che studio, competenza ed esperienza siano assolutamente necessari.

Anzi sarebbero indispensabili soprattutto per chi governa e decide per noi.

Ma pare questa somma di caratteristiche sufficientemente carente nell’attualità dei governanti.

Ma questi governanti, che spesso a noi ricordano essere l’effetto dei due signori del titolo, sono dove sono perché si è molto malamente informato i cittadini sulla realtà dei fatti e sulle necessarie caratteristiche di chi amministra.

Così sarebbe da ricordare che non si è più intelligenti perché si crede di esserlo, ma si diventa più preparati grazie al lavoro che si deve aver svolto ed alla esperienza che quel lavoro ha consentito.

Come sarebbe da ricordare che non è alzando la voce accusando di ogni malefatta gli altri che si diventa preparati e abili amministratori.

Ma troppo complicato nella semplicità.

Lasciamo perdere, tanto alla fine ci potrebbe essere chi ci ricorda la nostra altrettanto esagerata presunzione e per concludere allora si potrebbe dire che ognuno è soggetto a quella inclinazione cognitiva.

Un bel rotolare intorno al problema sollevato, che fa sorridere, perché tante affermazioni possono con assoluta facilità essere capovolte sia in orizzontale, che in verticale, che in qualsiasi altra angolazione.

E senza essere acculturati sofisti, semplicemente avendo la voglia dell’osservazione.