Sembrerebbe che “l’operazione sardine” sia una cosa spontaneamente sviluppatasi e ben riuscita.

Certo che le tante persone che con sincerità vi hanno aderito hanno tutto il rispetto.

Certo che la curiosità resta per una esposizione mediatica incredibilmente esplosiva.

Certo che il primo dubbio è che la democrazia si debba esprimere attraverso antagonismo contro.

Ecco quindi che dal primo dubbio sorge chiedersi altre cose.

Ma ancora un attimo sul primo dubbio.

Il rifarsi con ossessione ai partigiani non può convincere chi ha letto le parole di Teresio Olivelli, il ribelle per amore, fondatore dei partigiani cattolici delle Fiamme Verdi:

Signore, che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce segno di contraddizione, che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dominanti, la sordità inerte della massa, a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi ha calpestato Te fonte di libera vita, dà la forza della ribellione”.

Ora, rifacendosi molto più modestamente ai giorni nostri, risulta difficile vedere dove sia il giogo in chi non ha potere essendo all’opposizione.

Semmai, ricordando solo la cronaca di questi ultimi anni, varrebbe sottolineare che al potere si sono susseguiti governi che i cittadini non hanno mai votato, formalmente legittimi, ma mai votati.

Forse varrebbe quindi scandalizzarsi nell’abilità sottile di restare al governo piuttosto che nel naturale chiedere che gli italiani possano esprimersi con il voto.

Voto che appunto, quando si è espresso in mezza Italia per elezioni parziali, ha dato reiterate prove che appunto indicano i governanti non graditi.

Ma andiamo oltre.

I protagonisti del movimento che hanno avuto impatto mediatico non possono considerarsi proprio sbucati dal nulla. Non vale ripercorrere le foto dei personaggi politici con cui si sono accompagnati se non come testimonianza di come l’affermazione non sia campata in aria.

Ed allora anche il grande successo mediatico che li ha portati in breve ad essere conosciuti e seguiti lascia qualche legittimo dubbio.

Che poi fra i protagonisti ci siano anche dubitabili espressioni del più sincero attaccamento alla democrazia non può essere negato se ci rifacciamo alle simpatie verso movimenti, se non vogliamo dire terroristici, non certamente inclini ad accettare gli altri.

Se poi si trova l’occasione di scegliere un immobile occupato abusivamente per la propria riunione, a chi semplicemente pensa che la prima regola della democrazia sia il rispetto delle leggi, non offre motivi di conforto.

Il fascino della “novità”, ben costruita e promossa, ha attratto i tanti che hanno il loro campo politico chiaro, la loro convinzione certa, la loro prospettiva nei desideri.

Ma gli italiani sono molti di più, democratici, tolleranti, poco inclini a pensare che la parte giusta sia solo la propria.