La presunta giustizia domestica non è giustizia.

In Italia abbiamo ottime leggi, magari spesso applicate male, spesso stravolte o dimenticate, o utilizzate e non applicate, ma abbiamo un dovere che è di tutti: il rispetto delle persone.

E una legge, che sta sopra a tutte, appunto lo pretende.

Non è né buonismo né tolleranza, è il dovere di una comunità democratica.

Un uomo di governo ha il dovere di ascoltare i cittadini, ma ha pure il dovere di indicare la strada delle Istituzioni quale soluzione del problema.

A maggior ragione se ha le possibilità ed i mezzi per fare in modo che le Istituzioni intervengano.

Un uomo con la responsabilità di Salvini ha tutte le possibilità di indicare, sollecitare, controllare che segnalazioni su presunti reati che turbano la vita sociale siano subito accertati e nel caso perseguiti.

Questo vale per tutti, questo vale sempre.

Perché non esiste che ognuno pretenda di avere il diritto di intervenire, minacciare o semplicemente indicare al pubblico ludibrio senza nemmeno una verifica ed un controllo di chi ha il potere-dovere di effettuarli.

È una maniera pericolosa di intendere la convivenza, perché un domani chiunque potrebbe trovarsi nel diritto inesistente di segnalare, intimorire o minacciare chi secondo i suoi intendimenti risulta non adeguato ai canoni personali o di gruppo.

Nel passato abbiamo conosciuto, e conosciamo ancora, cosa abbiano portato le “segnalazioni” sulle porte.

Sbagliare una valutazione è comprensibile, e per questo non siamo fra quelli che demonizzano la inesistente minaccia di Salvini, ma una attenzione maggiore è indispensabile e soprattutto una moderazione responsabilmente doverosa.