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“giubba di ferro”.

di Eugenio Baresi

Tanti anni fa a presidiare un paesotto della bassa bresciana c’era un maresciallo maggiore dei Carabinieri, c’erano un paio di Carabinieri e soprattutto c’era un appuntato dei Carabinieri, magro, ma magro, anzi magrissimo.

L’appuntato che faticosamente si intravvedeva nella sua uniforme comunque larga era affettuosamente chiamato “giubba di ferro”.

Anche allora c’erano i delinquenti, c’erano i manigoldi e c’erano i discoli… e c’erano le persone che non facevano danni.

Era rispettato da tutti e, nonostante la sua dimensione fisica tanto minuta, incuteva rispetto.

Quando accadeva che qualche monellaccio esagerasse nelle prestazioni non troppo consone al rispetto delle leggi e degli altri non si ritraeva certo dal suo dovere.

Prima di ogni altra cosa era una lavata di capo, perché un educativo sermone detto con le semplici parole di un appuntato di allora era necessario e preliminare.

Poi magari un paio di belle sberle, sonanti e ben assestate, senza esagerati danni se non alla presunzione dell’irrequieto discolo.

Oggi il nostro bravo “giubba di ferro” si troverebbe certamente spaesato, peggio, si troverebbe cacciato.

E non capirebbe…. non essendo il solo a non capire.

Immaginava il suo essere Appuntato dei Carabinieri quasi fosse un impegno educativo, non trascendeva nella inutile esibizione della forza, che per altro gli sarebbe risultata difficoltosa, ma semplicemente si trasformava in quel buon padre di famiglia che spesso proprio mancava.

Non vi era un così diffuso benessere e gli errori erano spesso davvero dovuti alle difficoltà insormontabili del bisogno.

E le famiglie tante volte traballavano nel trasmettere quei valori che spesso erano visti come ostacolo piuttosto che come opportunità.

Ma “giubba di ferro” alla fine era ringraziato, perché con la semplicità del rimbrotto e con la ruvidezza dello scapaccione fermava tante ben più pericolose derive.

Oggi sarebbe umiliato e aggredito piuttosto che ringraziato.

Le famiglie mai ammettono che i figli abbiano torto, nella scuola come in ogni occasione di vita civile.

La società politicamente corretta ha confuso il rispetto della libertà con la liceità assoluta.

Il simulacro dei diritti ha cancellato l’essenziale dovere della disciplina.

Insomma quello di negativo che spesso potrebbe essere risolto con il semplicissimo buon senso dell’educazione che prevede regole e punizioni, oggi viene lasciato nell’incontrollato e incontrollabile abuso dei furbi.

2 Comments

  1. Franco Ferrari

    23 Giugno 2020 at 09:16

    ….Parole sacrosante…

  2. Mi ricordo che da ragazzetto, al paese, potevamo contare , io e gli altri pari età, su almeno cento “ padri” . Se la combinavi trovavi sicuramente qualcuno che ti richiamava e ti sgridava. Tu, ti guardavi bene dal protestare con tuo padre perché le avresti sentite anche da lui. Oggi prova a rimproverare un ragazzo e subito dopo un genitore ti insultera’ e ti inviterà a farti gli affari tuoi.

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