di Eugenio Baresi

Leggendo qua e là capita di trovare una intervista sulla pandemia che serve per pubblicizzare un nuovo libro in uscita.

Si sa che anche quelli famosi senza che la gente sappia che hanno scritto non venderebbero alcun libro… ed a loro un aiuto non lo negano e non se lo negano.

Altettanto evidente che per i giornalisti militanti tracciare il solco sia una convinzione del loro buon agire.

Ecco che così messe insieme le due occasioni si può essere informati che:

Il peggio è passato, non solo dal punto di vista sanitario: “Se al governo ci fosse stato Matteo Salvini, durante la pandemia, il rischio che l’Italia finisse come l’Ungheria sarebbe stato molto concreto. L’invocazione dei ‘pieni poteri’ il Paese l’ha vissuta in tempi normali. Ma cosa sarebbe successo nel momento dell’emergenza? Il pericolo che lo stato d’eccezione fosse interpretato in maniera illiberale, come nei paesi di Visegrad, a quel punto sarebbe diventato una possibilità”.

Ora con tutto il rispetto per le opinioni vale sottolineare i fatti.

In Ungheria il Parlamento ha conferito al Governo, con un voto, i poteri di agire al di fuori delle normali norme per affrontare le esigenze che la pandemia richiedeva.

Tali norme finito il pericolo e la necessità sono già state annullate.

In Italia è accaduto che il Presidente del Consiglio abbia emanato diversi decreti, con norme peraltro anche estranee alle esigenze, sulla base di una necessità analoga che il Parlamento aveva concesso.

Anche se qui da noi vi è stata l’ulteriore necessità di invitare alla moderazione nella passione per i decreti.

Necessità espressa anche all’interno della maggioranzaa di governo.

Suggerita con la consueta saggezza dal Capo dello Stato.

Nessuno comunque immagina che vi sia stato un pericolo per la democrazia.

Allora perchè raccontare fandonie e solo contro chi si considera avversario?

In un Paese come nell’altro sono state assunte iniziative per affrontare l’emergenza ed in entrambi i Paesi sono già rientrate.

Così ecco che raccontata una fandonia, i fatti sono fatti, si collega ad essa un attacco senza significato ad un politico italiano.

Risulta quasi incomprensibile continuamente alzare il livello dell’allerta inesistente contro l’avversario politico che tra l’altro amministra più di metà della popolazione italiana senza alcun pericolo.

Di pericoloso in Italia c’è solo chi continuamente esasperando gli animi descrive l’avversario come il ricettacolo di tutti i mali.

Non è inutile sottolineare che alla lunga porta alla insopportazione un simile atteggiamento.

Qualche lettore in più non vale il rischio che quando potesse apparire davvero un pericolo più nessuno ci creda.

Pierino è buono per le storielle non per descrivere la convivenza politica.