di Eugenio Baresi
Viviamo in una realtà virtuale.
È tutto surreale quello che il governo ed i politici ci raccontano.
L’Italia ha un deficit di bilancio bestiale, sta spendendo soldi che non ha, regalando nella sostanza oggi per lasciare a quelli di domani un colossale peso nello zaino che dovranno trasportare per dare futura vita al Paese.
In Europa non abbiamo amici o nemici, abbiamo governanti attenti alle loro esigenze, abbiamo chi fa gli interessi dei propri Paesi.
Noi non abbiamo quelli che fanno i nostri interessi, noi abbiamo quelli che qui governano perché quelli degli altri Paesi fanno di tutto perché loro ci siano ed ancora abbiamo quelli che litigano comunque con l’Europa e sbattono la testa invece di cambiare strategia ottenendo che gli altri facciano di tutto per tenerli lontano dal governo.
Ovviamente quelli degli altri paesi lo fanno per l’interesse del loro paese.
Il dramma è che invece di rendersene conto e di immaginare che insieme, noi italiani, potremmo difenderci meglio, preferiamo continuare a litigare.
Badate bene che non è un appello inutilmente romantico di una visione inesistente della vita politica, è piuttosto una cinica visione di quello che dovrebbe essere il nostro comportamento per poter poi litigare sulla gestione della ricchezza del Paese e non sul possesso di una capanna nella rovina di una devastazione.
Purtroppo invece rimane la metafora dei politici italiani in una figurazione persino ormai stucchevole quale quella dei capponi di Renzo,
In Europa dobbiamo presentarci con una sola voce.
Devono capirlo quelli che si proclamano europeisti senza dubbi, perché poi l’Europa li ripaga con l’appoggio a loro, ma non all’Italia.
Devono capirlo quelli che si dichiarano contro questa Europa, perché poi l’Europa è vero che li contrasta con l’appoggio ai loro avversari, ma non all’Italia.
Insomma in entrambi i casi chi ci rimette sono i cittadini italiani.
Allora il problema è semplicemente quello che tutti dovremmo avere a cuore il nostro bene, non personale o di gruppo, ma di tutti.
Dovremmo confrontarci con durezza sui diversi programmi e sulle prospettive, ma che siano programmi e prospettive e non interessi particolari.
Presentandoci poi comunque uniti per avere la possibilità di realizzare quei programmi e quelle prospettive.
Sarebbe un salto di qualità incredibile e che sorprenderebbe l’intera Europa.
Diventeremmo, meglio torneremmo ad essere, quello che meriteremmo di essere per la storia che nella costruzione dell’Europa abbiamo rappresentato.
Allora Recovery Fund, MES, Banca europea… potremmo condizionare con forza le scelte che ci riguardano.
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