di Eugenio Baresi

Più di settantanni fa, oggi, moriva John Maynard Keynes, un economista, fra i maggiori nella storia, anche filosofo, matematico, amante d’arte e di letteratura.

Ci si potrebbe chiedere cosa importi.

Fra le tante ci sono due sue considerazioni che ci interessano.

In un momento di crisi economica quello che si deve fare da parte dello Stato è intervenire sul duplice fronte di lanciare propri investimenti e inoltre di esercitare una positiva fiducia nei sentimenti e nei comportamenti per accompagnare la crescita.

In un momento di crisi economica quello che serve da parte degli Stati è abbandonare l’egoismo e serrare le fila insieme perché l’ingordigia del proprio interesse porta alla comune catastrofe.

Ma vediamo bene cosa significhi applicato all’oggi.

Molto semplicemente ogni euro già stanziato deve immediatamente trovare l’opera prevista in cantiere per essere realizzata e non sulla scrivania dei permessi per attendere l’autorizzazione.

I soldi ci sono già.

Con ulteriore pronto e diretto agire devono ribaltarsi gli interventi a favore delle imprese, soprattutto quelle piccole.

Ogni euro che le varie manovre possono prevedere va indirizzato per non farne spendere alle aziende.

Non si tratta dunque di promettere garanzie per prestiti in banca, peraltro garanzie in realtà insufficienti nella pratica gestione del fido, ma si tratta di non far uscire risorse preziose dalle aziende.

Sarebbe molto più utile che si sospendessero per quest’anno i pagamenti di tutte le tasse e di tutte le imposte sia nazionali che locali.

Ovviamente ci sarebbe un mancato introito che andrebbe coperto, ma pure gli stanziamenti per promesse di finanziamenti sono a debito.

Quindi vale scegliere il debito più sicuramente utile per immediatezza nel trasformarsi in azione positiva e di stimolo.

Tra l’altro con una semplificazione delle procedure ed un ulteriore enorme risparmio nella gestione delle pratiche, ma soprattutto, vale ripeterlo, una concreta ed immediata iniezione di fiducia.

C’è poi il capitolo della solidarietà fra Stati.

E qui c’entrano le Istituzioni europee.

Innanzitutto immissione di liquidità

Poi impostare una grande ed unitaria azione di sostegno all’economia complessiva dell’Europa.

E’ sufficiente ricordare come il nazismo venne favorito da quelle condizioni capestro che i vincitori della prima guerra mondiale imposero alla Germania.

Il più recente dopoguerra è stato l’esempio di come interpretare uno sviluppo di pace utile per tutti.

Oggi la Germania dovrebbe ricordarsi che la solidarietà l’avvolse per consentirle di ricostruire dopo l’abominio che aveva portato con la seconda guerra mondiale.

Queste non sono note di cronaca, sono atti e comportamenti concreti che la conoscenza suggerisce.

E non idee di un inutile suggeritore, ma concrete possibili realizzazioni di un utile passato che insegna.

Certo bisognerebbe averlo studiato, conosciuto e poi vissuto nella quotidianità dell’esperienza del lavoro… tutto quello che manca a molti dei governanti.