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La democrazia e le decisioni politiche.

di Eugenio Baresi

Ieri mentre ci si attardava su di un improbabile ministro italiano alle prese con un magistrato, un ennesimo episodio dimostra come sia urgente ritornare ai principi di uno Stato democratico.

Anche in Europa.

La Corte Costituzionale tedesca stabiliva che entro tre mesi si deve accertare se vi è proporzionalità in un meccanismo di intervento economico della Banca Centrale Europea.

Ora di costituzionalisti per quanto ci riguarda in Italia ne abbiamo già troppi, quindi non ne cerchiamo per la Germania.

Ma la semplice logica impone di far osservare come le decisioni politiche restino da affidarsi alla politica.

Non può esistere Costituzione che valuta quanto sia necessario fare proporzionalmente.

Le valutazioni sono della politica.

Purtroppo la politica è debole ovunque e questo ci riporta in Italia.

Questa debolezza comporta che qualsiasi cosa debba essere sottoposta all’interpretazione di una categoria di persone che rispondono solo della propria opinione.

Cosa drammaticamente vera non solo per l’interpretazione di comuni leggi, ma addirittura della suprema legge che è la Costituzione.

Se così non fosse non avremmo miriadi di costituzionalisti… quasi quanti i virologi.

L’amministrazione della giustizia si definisce appunto amministrazione.

Ed in uno Stato democratico deve valutare i comportamenti che la legge stabilisce.

Non li deve valutare secondo la propria opinione, ma secondo i dettami della legge.

Purtroppo non è così.

Vale osservare che in uno stato dittatoriale la giustizia non è mai virtuosa, anzi è il primo strumento di manipolazione ed oppressione.

Quindi non esiste la Giustizia giusta in sé.

Esiste la Giustizia giusta secondo le regole della democrazia.

In Italia di questo ormai se ne sono dimenticati in molti.

La giustizia è diventata, attraverso l’interpretazione e l’applicazione parziale e discrezionale, uno strumento per modificare il regolare sviluppo della democrazia.

Così si resta sconcertati per come sia stato posto il silenziatore su un conflitto gravissimo.
Le parole del giudice Di Matteo sono pietre se ragionassimo con la logica di quelli che oggi, cambiato registro, lo contestano perché accusati.

Non si capisce perché debbano essere inverosimili visto che, proprio in Sicilia, il movimento del ministro ha avuto un successo strepitoso.

Quando lo stesso successo lo ebbe Berlusconi, secondo i soliti noti, lo aveva avuto perché colluso con la mafia.

Ed allora non può valere la stessa cosa per il movimento del ministro Bonafede?

Tra l’altro allora il governo Berlusconi rinnovò il 41bis, il carcere duro, non diede i domiciliari…

Ed ancora tra l’altro, tristemente lo notiamo per allora, oggi non ci sarà nessuna procura che aprirà un’indagine.

Noi crediamo che il ragionamento non valesse allora come non vale oggi..

Questo è essere democratici.

Ma non si può nemmeno esser fessi ed allora non è che tutto possa tacitarsi con le smentite di uno, ma le conferme dell’altro.

La palla al centro torna dopo che si è raggiunto un punto certo.

… a proposito di democratici, incredibilmente loro, il partito democratico, sono indefinibili nell’aver perso ogni pur minimo pudore.

Sono solo e sempre dalla parte della convenienza.

Quando i magistrati accusano i loro avversari sono con i magistrati, quando i magistrati accusano i loro alleati sono con i loro alleati.

Vien da chiedersi dove abbiano preso il nome e soprattutto dove abbiano lasciato le storie da cui provengono.

1 Comment

  1. Silvio Righini

    7 Maggio 2020 at 10:15

    Il PD ormai è inguardabile. Penosissimo.

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